Blasioli su dragaggio Fiume Pescara: "l'ennesimo provvedimento tampone, non risolutivo"
01 settembre 2025 - 17:06
(ACRA) - "In questi giorni è stata data grande enfasi alla notizia dell’avvio delle operazioni di dragaggio del fiume Pescara. Enfasi che però, a nostro avviso, non è affatto giustificata. Sia chiaro, siamo da sempre al fianco della marineria pescarese, dei 25 armatori, i 32 motopescherecci e i rispettivi equipaggi che rappresentano un comparto fondamentale della nostra città, e dunque siamo favorevoli a ogni azione messa in campo per evitare la chiusura del porto. Non a caso ci siamo detti da subito pronti a collaborare con le istituzioni comunali, regionali e nazionali al fine di reperire risorse e soluzioni efficaci e risolutive. E proprio per questo motivo non possiamo non pronunciarci sull'ennesimo palliativo incapace di garantire prospettive certe". Lo scrive il vicepresidente del Consiglio regionale e consigliere PD, Antonio Blasioli, che continua: "Andiamo con ordine. Dal momento in cui è riesplosa l’emergenza legata all’imbonimento dei fondali, si sono susseguite varie dichiarazioni in cui si è parlato della necessità di dragare 60.000 mc di fanghi (già tre anni fa, nel 2022, il Presidente Sospiri parlava di 60.000 mc) per assicurare qualche anno di pace alla marineria pescarese o, in via subordinata, di rimuovere quantomeno 25.000 mc per permettere al comparto di tirare un sospiro di sollievo senza temere di tornare al punto di partenza già dopo qualche mese. Nel corso della conferenza stampa organizzata sul Ponte del Mare, lo scorso 31 luglio, dal PD cittadino, abbiamo sottolineato quali siano gli interventi in grado di garantire un fiume pienamente navigabile e a quanto ammontino le risorse necessarie allo scopo. Abbiamo anche chiesto ragguagli sulle risorse effettivamente disponibili per la rimozione dei detriti e lo stoccaggio, ma ad oggi non è arrivata alcuna risposta. Poi, la scorsa settimana, quando sono incominciate le operazioni di dragaggio accompagnate dai soliti toni trionfalistici, abbiamo preferito vederci più chiaro, al fine di capire l’entità e la portata dell’intervento. Ebbene, dall’esame del progetto esecutivo – che l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Centrale ci ha gentilmente fornito – abbiamo appurato come la soluzione individuata avrebbe meritato toni decisamente più cauti. Stando al progetto, infatti, saranno rimossi solo 5500 mc di fanghi, utili, per ora, solo al ripristino della canaletta di percorrenza. Operazioni che ci auguriamo possano terminare quantomeno entro la fine del fermo pesca, prevista per il 29 settembre, in modo da scongiurare la chiusura del porto ai pescherecci. Ritengo sia però necessario spiegare ai cittadini cosa prevede nel dettaglio il progetto esecutivo approvato, analizzando le tempistiche, le ripercussioni per la città dovute ai ritardi, e soprattutto le incertezze per il futuro. A redigere il documento previo affidamento diretto è stato, per una somma di circa 39.000 euro e in tempi record – appena quattro giorni - , lo studio dell’Ing. Giovanna Brandelli, la quale, prima in qualità di tecnico responsabile e poi come Presidente di Aca, ha avuto modo di maturare una notevole conoscenza del problema realizzando interventi in materia portuale e partecipando alle numerose conferenze di servizi tra enti svolte sul tema. Se l’Autorità di sistema portuale si è rivelata, quindi, particolarmente celere nella approvazione del progetto esecutivo, non possiamo dire altrettanto per l’intera filiera del centrodestra locale: comunale, regionale e nazionale. Infatti, sebbene Pescara possa vantare un porto di rilevanza nazionale, questa classificazione non fa il paio con la situazione reale. Interventi che si perdono nella notte dei tempi, una sfilza di annunci senza seguito di dragaggi e svuotamenti della vasca di colmata, ritardi nel Piano regolatore portuale perfino dinanzi al Comitato Via nazionale - per il quale il 19 agosto è stata avviata nuovamente la fase di consultazione pubblica per le osservazioni, in scadenza il prossimo 18 settembre - analisi dei fanghi ferme al 2021 (a dirlo è la relazione al Progetto esecutivo) e soprattutto zero certezze economiche". "Entriamo ancor più nel dettaglio. - spiega Blasiolli - Il dragaggio riguarderà circa 3150 mc della zona 1 (banchina porto canale lato nord), 1935 mc della zona 2 (banchina porto canale lato sud) – ma in questa zona, stando al cronoprogramma, le operazioni partiranno solo dopo il 15 ottobre - e circa 450 mc nella zona 4 (sempre lato sud porto canale). Nulla è previsto quindi per l’area catalogata come "centro di pericolo", cioè la zona 3 (situata a ridosso della vasca di prima pioggia Aca), in cui sarebbe necessario un dragaggio di 1500 mc, poiché nell'analisi dei sedimenti del 2021 furono rilevate sostanze ferro magnetiche e saranno necessarie ulteriori analisi per verificare la presenza di residuati bellici. Insomma, siamo molto lontani dai 25.000 mc che assicurerebbero un breve-medio periodo di tranquillità, e siamo lontani anni luce dai 60.000 mc che secondo il presidente Sospiri erano necessari nel 2023. A riprova della gravità della situazione basti pensare che la sola rimozione (non lo smaltimento quindi) dei materiali delle aree 1, 2 e 4 costerà 313.000 euro, una spesa che come sottolineato dal Consigliere Costantini, è così alta anche perché lavorare in emergenza comporta un aumento di costi. Ecco perché ci sembra assurdo gioire per il dragaggio avviato in questi giorni, intervento che, ripetiamo, porterà alla rimozione di meno di 6000 mc di materiale. Una percentuale davvero irrisoria, e a confermarlo indirettamente è lo stesso sindaco Masci, che in più occasioni ha affermato come ogni anno il fiume depositi nel porto circa 15.000 mc di fanghi e con la realizzazione della soffolta nel 2023 il fenomeno dell’insabbiamento si sia addirittura accentuato, poiché non seguita dagli altri lavori del Piano Regolatore Portuale. La città deve inoltre sapere che, malgrado gli innumerevoli annunci, quella che il Sindaco Masci definiva "la collina della vergogna" - cioè la vasca di colmata che dal 2014 mortifica lo skyline di Pescara - annunciandone la rimozione nel 2021, è ancora lì. Ora non solo resterà lì, ma addirittura raddoppierà, perché proprio tra quella vasca e il porto turistico nascerà una seconda area di stoccaggio sedimenti, ovvero quella avviata in questi giorni. È stata aggiudicata all’Impresa di Costruzioni Mentucci srl per 135.000 euro e nasce proprio per dare ospitalità a 11 montagnole di 500 mc di fanghi e rifiuti che verranno rimosse dal fiume. Insomma, anche qui la mancanza di analisi attuali sui fanghi, responsabilità di questo centrodestra, dormiente dal 2021, ci costerà 135.000 euro che ci saremmo potuti risparmiaree un muro di fanghi e rifiuti di 185 metri di lunghezza al confine con il porto turistico. Stante la situazione, chi si lamentava di questo skyline mortificante dovrebbe forse chiedere scusa alla città. Sulla base del progetto questi accumuli dovrebbero, usiamo il condizionale, restare lì fino al dicembre 2025, in quanto l’area dovrà essere poi sgomberata per fare spazio al cantiere necessario a svuotare, in parte, la vasca di colmata di circa 100.000 mc su 190.000. Tuttavia, a giudicare dalla necessità di caratterizzare quel materiale, trovare i fondi per smaltirlo e il luogo dove stoccarli, difficilmente i pescaresi potranno dormire sonni tranquilli. Su questa scelta, molto negativa per la città, ci riserviamo di fare ulteriori approfondimenti. Ma non è finita qui, perché anche la banchina nord del fiume sarà interessata da nuovi accumuli di fanghi. I sedimenti conformi alle classi A e B verranno infatti depositati al confine con il cantiere Aca della vasca di prima pioggia, e vi resteranno fino al loro esame e alla conseguente scelta sul riutilizzo. E non è difficile immaginare che questo possa provocare altri problemi alla cittadinanza". "Oltre ad attenzionare la situazione, e rilevare ritardi e colpe, al momento non possiamo fare molto altro, ci auguriamo quantomeno che il peso di queste scelte politiche scellerate non ricada sulla nostra marineria. Per questo chiediamo che la Regione Abruzzo o il Comune di Pescara ci dicano quanti fondi sono certi e destinati alla soluzione del dragaggio", conclude Blasioli. (com/red)