Di Marco sulla discarica di Villa Carmine a Montesilvano
07 novembre 2025 - 12:52

(ACRA) - “La lettura delle prime informazioni inerenti alla discarica di Villa Carmine a Montesilvano e alla nuova inchiesta giudiziaria, nel cui merito non entriamo, lascia emergere un dato politico indiscutibile: ciò che viene contestato non è semplicemente la presenza di una discarica peraltro chiusa dal 1994, da 31 anni, ma è la politica dell’attendismo, del rinvio, del governo Marsilio. È la filosofia della convocazione a un capezzale di squadre di superesperti, o presunti tali, per trascorrere cinque anni a decidere cosa fare, pur disponendo delle risorse necessarie non per pensare, ma per agire, come i fondi Masterplan ereditati dal Governo D’Alfonso. L’inchiesta è la clamorosa contestazione della pigrizia delle carte”, così il consigliere regionale Antonio Di Marco. “Non è spirito di contraddizione a prescindere - aggiunge Di Marco - ma è la chiarezza documentale a smentire il Presidente Marsilio che dal 2019 a oggi non ha sbloccato i lavori per la bonifica della discarica, in caso contrario oggi non ci sarebbe un’inchiesta, e ora farebbe bene a tirarsi le orecchie piuttosto che lanciarsi in inutili arringhe difensive e recriminare su un’indagine che sarebbe arrivata alla vigilia di una gara che ‘sarebbe sostanzialmente pronta per la pubblicazione’, quindi una gara che a conti fatti comunque ancora non c’è – sottolinea Di Marco - . Eppure il suo impegno nel merito risale addirittura al 2018, campagna elettorale regionale, validato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, una promessa che gli fece guadagnare punti e fiducia. Dopo sette anni l’indagine giudiziaria e, ironica combinazione, la Guardia Costiera-Direzione Marittima, hanno certificato che quella del Presidente Marsilio era una promessa da marinaio. Eppure quando l’attuale governo di centrodestra si è insediato in Regione ha trovato già le carte pronte: c’erano diverse proposte di intervento lasciate dal governo precedente e dal Commissario dell’epoca, che aveva lasciato l’incarico nel 2016, con la responsabilità trasferita prima a un custode- funzionario del Comune di Montesilvano e poi riassorbita dalla Regione Abruzzo e affidata all’Arap. Il primo intervento già realizzato dal precedente Commissario era stata la realizzazione di un canale di drenaggio esterno alla discarica utile proprio a raccogliere l’eventuale percolato che, a fronte di condizioni meteo avverse, sarebbe potuto arrivare da monte, finendo in un fosso. Già nel 2016 era pronta la procedura per la caratterizzazione della discarica, inizialmente bloccata dalla prima inchiesta, ma le carte sono rimaste lì, disponibili, valide, immediatamente utilizzabili. E allora arrivano le domande che, come Vicepresidente della Commissione Ambiente e Territorio, chiederò di poter sottoporre direttamente al Presidente Marsilio: Cosa ha impedito, dal 2019 a oggi, di avviare la bonifica della discarica di Villa Carmine a Montesilvano? A fronte della disponibilità del fondo Masterplan-giunta D’Alfonso, creato appositamente per la bonifica dei siti inquinati, perché non sono partite le procedure? Non regge la scusa dell’insufficienza del fondo iniziale, che comunque si poteva rimpinguare in qualunque momento, ma intanto era un dovere iniziare; Tra gli uffici si parla di una procedura impantanata sulle ipotesi di intervento: da un lato la rimozione dei 300mila metri cubi di rifiuti presenti, dall’altra la bonifica dell’area senza toccare i rifiuti stessi, quindi incapsulamento dell’intero blocco discarica. A oggi qual è l’ipotesi di intervento che si intendeva mandare a gara? O la gara riguarda solo la fase di caratterizzazione, che significherebbe spostare ancora più in là l’asticella delle opere necessarie? È stata predisposta una indagine ambientale sulla condizione della parte a monte della discarica, o tutti gli studi e i confronti si sono concentrati sulla parte a valle, dove paradossalmente la situazione potrebbe essere meno grave?". "Chiederò di portare tali argomentazioni in Commissione Ambiente - conclude il Consigliere del Pd - perché è altrettanto chiaro che l’inchiesta in corso non può diventare l’alibi per fermare le procedure. Vale la pena ricordare che la giunta D’Alfonso trovò sul proprio tavolo 3 diverse procedure di infrazione europea inerenti alle problematiche ambientali regionali-gestione rifiuti ereditate dai precedenti governi; tutte e tre sono state superate creando una struttura che ha lavorato pancia a terra, senza determinare alcun esborso per la Regione in termini sanzionatori”. (com/red)