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Consigliera La Porta su ricerca linfedema secondario. Incontro all'Università D'Annunzio

12 dicembre 2025 - 15:20

(ACRA) - "La diffusione del linfedema secondario nella Regione Abruzzo", è stata questa mattina al centro di un conferenza stampa nell’Aula multimediale del Rettorato dell’Università “G. D’Annunzio” a Chieti, nel corso della quale è stata illustrata un’ indagine epidemiologica specifica. Il progetto di ricerca, a cui hanno collaborato l’ateneo e l’associazione Resilia ets, che riunisce medici, fisioterapisti e pazienti allo scopo di informare e sostenere le persone affette da linfedema, andrà a rilevare il valore dei numeri della patologia. Hanno partecipato all'incontro con la stampa Stefania Fantinelli, psicologa del lavoro; Chiara Buldrini, Comitato scientifico Resilia ets; Tommaso Staniscia, docente di igiene e medicina preventiva dell’Università di Chieti; Maria Antonietta Salmè, presidente di Resilia e Antonietta La Porta, Consigliera regionale dell’ Abruzzo. “La Regione Abruzzo con l’assessore Roberto Santangelo ha scelto convintamente di sostenere questo progetto di ricerca giunto alla nostra attenzione da una proposta dell’associazione Resilia ets e dell’Università D’Annunzio Chieti-Pescara grazie al professor Tommaso Staniscia” ha detto Antonietta La Porta nel corso dell’evento. “Credo fortemente nel valore dell’investimento nella ricerca, sono profondamente orgogliosa che abbiano preso parte a questo progetto esponenti del mondo accademico, professionisti e associazioni. E’ questa intesa – ha aggiunto – che può rendere la nostra Regione un laboratorio di innovazione e di buone pratiche riconosciute a livello nazionale”. “Desidero ringraziare l’associazione Resilia ets - ha proseguito la consigliera – con il suo comitato scientifico, l’Università D’Annunzio nella persona del professor Staniscia e il suo gruppo di ricercatori, che hanno creduto in questa sfida scientifica e la Regione Abruzzo che sostiene l’iniziativa”. “Auspico che il lavoro che oggi inauguriamo – ha concluso La Porta – possa diventare un modello replicabile, capace di ispirare altre realtà italiane e di dar finalmente al linfedema la visibilità scientifica e sanitaria che merita”. (com/red)